Schermare le paure by Francesco Casetti

Schermare le paure by Francesco Casetti

autore:Francesco Casetti [Casetti, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2023-08-25T00:00:00+00:00


5.

STRATEGIE DI MITIGAZIONE

1. Affrontare le paure

La pandemia del Covid-19 che ha colpito il mondo all’inizio del 2020 ha portato in primo piano una cosa che in tempi normali (ammesso che possano esistere) sarebbe implicita: l’esposizione al mondo spesso è minacciosa. Lo spazio “là fuori” è potenzialmente pericoloso. Nel mezzo di un’emergenza, abbiamo dovuto trovare delle alternative: grazie a un computer o a uno smartphone, abbiamo assistito a lezioni, abbiamo scelto oggetti in vendita in un grande magazzino, abbiamo brindato in compagnia, abbiamo persino svolto i nostri doveri professionali; e, grazie a uno schermo gigante e a una connessione internet, abbiamo visto film quasi fossimo in una sala cinematografica, partite di calcio come allo stadio, cerimonie religiose come in un luogo di culto. Facendo eco ad altre forme di difesa contro il virus – divisori di plastica in ristoranti o uffici, i due metri di distanza tra le persone, le mascherine da indossare in luoghi pubblici – i computer, gli smartphone e gli schermi televisivi hanno offerto protezione: siamo stati in grado di isolarci a casa nostra, in uno spazio più sicuro, senza perdere contatto con il mondo. Ovviamente, queste contromisure erano altrettanto dirompenti dei virus che le hanno rese necessarie. Dovevamo tornare alla normalità il più presto possibile. Ma non possiamo abbassare la guardia: lo spazio che ci attende “là fuori” continua a trasmettere un senso di pericolo.

Questo atteggiamento che ho sintetizzato con un po’ di ironia – sia pur su una tragedia – è paradossalmente presente in molte situazioni che non hanno nulla a che fare con la pandemia. È lo stesso che ci convince a comprare un sistema d’allarme per proteggere la nostra casa da intrusioni, a scaricare un’app che filtra le chiamate non desiderate al nostro cellulare, a usare il GPS per non perderci in un posto sconosciuto. Molti media contemporanei sono uno strumento di protezione anziché una “estensione dell’uomo”, per usare la celebre formula di Marshall McLuhan.1 Essi filtrano i dati esterni piuttosto che accumularli, e controllano lo spazio esterno piuttosto che penetrarvi. Tale propensione non è esclusiva dei nostri tempi: era ben presente anche in passato, a partire dalle classiche realizzazioni del complesso proiezione/protezione. Il cinema, in particolare, offre un esempio per certi versi sorprendente.

Non c’è dubbio che la prima sensazione che il cinema ha suscitato è stata lo stupore di fronte alla sua capacità di riprodurre la realtà. Gli spettatori erano meravigliati dalla possibilità di vedere sullo schermo ciò che normalmente non li meravigliava affatto.2 Di conseguenza, molti critici dell’epoca vedevano il cinema come la prima arte in grado di rinunciare alla stilizzazione comune a ogni arte a favore di una perfetta replica del mondo: addirittura una non-arte capace di proporsi come una prosecuzione diretta della realtà. Louis Delluc sintetizza questo atteggiamento dicendo: “Il cinema è appunto una strada verso una soppressione dell’arte – una strada che sorpassa l’arte, essendo la vita. […] Un film non è più un film. È la verità della natura.”3 E ancora: “[Il cinema] è pura vita.”4 Le idee di Delluc vennero riprese da altri critici, fino a diventare un mantra ricorrente.



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